La Nona di Beethoven contro i tagli alla cultura
Protestano a suon di musica il direttore indiano Zubin Mehta e gli artisti del Maggio Musicale Fiorentino, che la sera del primo dicembre, alle 21, si esibiscono in un concerto gratuito al Nelson Mandela Forum con la Nona Sinfonia di Beethoven. Il concerto vuol essere un messaggio contro i tagli apportati alla cultura dal governo italiano nella nuova manovra finanziaria.
Per l’occasione, il Maggio ha
realizzato un video, contenente l’accorato appello dello stesso Zubin Mehta:
“Vogliamo dire tutti insieme che l’Italia non può e non deve sacrificare la
cultura: non deve tagliare fondi ai teatri, alla scuola, all’Università. Con i
miei colleghi musicisti faremo parlare la musica. Siete tutti invitati, e aspettiamo
la vostra grande partecipazione”, ha esortato il maestro, riconosciuto in tutto
il mondo come uno dei più raffinati rappresentanti della sua arte e reduce da
una stagione coronata, l’estate scorsa, proprio dalla trionfale esecuzione
della Nona a Napoli, con i musicisti del Maggio Musicale uniti a quelli del
teatro San Carlo.
Promossa dal Maggio Musicale con
l’appoggio di tutti i sindacati, la serata va sotto il titolo complessivo di La
Cultura e l’Arte sono un Bene Comune: contro tutti i tagli Nessun Dorma, e
vede impegnate le forze del teatro al gran completo: orchestra, coro e perfino
il corpo di ballo, che si esibisce in apertura del concerto. Le parti
solistiche, nel finale della sinfonia, sono affidate al soprano Ingrid
Kaiserfeld, al mezzosoprano Anna Maria Chiuri, al tenore Gianluca Terranova e
al basso Rafael Siwek.
La Nona sinfonia si conclude con
un coro basato sull’Ode alla gioia del poeta tedesco Friederich
Schiller. Quando, nel 1824, un Beethoven ormai sordo e vicino alla morte
presentò questo suo estremo appello all’umanità, non immaginava forse il
successo che avrebbe incontrato: l’Ode alla Gioia è oggi l’inno
ufficiale dell’Unione Europea, e molti la ricordano perché un altro grande
direttore, Leonard Bernstein, la eseguì nel 1989 davanti alle rovine del muro
di Berlino appena abbattuto (in quell’occasione, la parola tedesca Freude,
“gioia”, venne sostituita con Freiheit, “libertà”). La scelta del
maestro Mehta di eseguire proprio la Nona Sinfonia è dunque altamente
simbolica: quasi un rammentare il valore perenne della cultura rispetto agli
errori, piccoli e grandi, di chi transitoriamente gestisce il potere.
Commenti
Posta un commento