Artisti e mercato: fra ribellione, conformismo e ironia


Arte, prezzo e valore è una mostra sul rapporto, non sempre facile, fra artisti contemporanei e mercato. Dal 14 novembre all’11 gennaio, al Centro di Cultura Contemporanea Strozzina di Firenze sono esposti pitture, video e installazioni che rispecchiano la pluralità di atteggiamenti degli artisti verso il mondo economico e la sua sempre maggiore ingerenza in quello dell’arte.

Un rapporto fra arte e denaro è sempre esistito: basti pensare al Rinascimento italiano e a come la ricchezza del committente influisse sul lavoro dell’artista; o ai numerosi quadri raffiguranti mercanti, banchieri e cambiavalute. Ma negli anni Ottanta del ‘900 s’è verificato un radicale cambiamento di prospettiva, col formarsi di un mercato dell’arte regolato dalla legge della domanda e dell’offerta. Prima il giudizio di critica e pubblico determinava la circolazione dell’opera, oggi pubblico e critica vedono e giudicano solo le opere che il mercato permette loro di vedere. Gli artisti, soprattutto i più giovani, si sentono costretti, per farsi notare, ad adottare la strategia della provocazione, del gesto clamoroso. Molti di loro collaborano con l’industria e sono abituati a far parte d’un sistema in cui l’arte è status symbol e collezionare opere non sempre significa comprenderle. Il loro stile attinge al linguaggio dei fumetti e della pubblicità. Ma non tutti vogliono stare al gioco.

La mostra, in corso nei sotterranei di Palazzo Strozzi, propone un campionario d’atteggiamenti diversi: da una parte artisti affermati come Damien Hirst e Takashi Muratami che possono ormai permettersi di manipolare loro stessi il mercato dell’arte; dall’altra Bethan Huws, lapidario nel presentare una lavagna in feltro su cui è scritto “Che senso ha offrirti ulteriori opere d’arte se non hai capito quelle che hai già”, e Michael Landy che distrugge rabbiosamente tutti i simboli del consumismo, inclusa la propria auto, nel documentario Break Down. Josh On sveste i panni dell’artista e realizza una mappa dei luoghi del potere e delle collusioni fra economia e politica, e Denis Darzaq, in un surreale gesto liberatorio, fotografa danzatori che si lanciano in movimenti acrobatici lungo i corridoi d’un supermercato. Sono esposte anche opere d’artisti italiani come Cesare Pietroiusti e Fabio Cifariello Ciardi.

“Un buon affare è la migliore opera d’arte”, diceva provocatoriamente Andy Warhol; ma Piroshka Dossi, della Strozzina, pone un interrogativo che riassume il senso di tutta la mostra: “L’obiettivo dell’economia è generare profitti, quello dell’arte è approfondire l’esperienza della nostra esistenza. La fusione fra economia e cultura è una fusione fra pari? Oppure ci troviamo di fronte all’acquisizione di un sistema di valori da parte di un altro?”

Per ulteriori informazioni, consultare il sito www.palazzostrozzi.org, cliccando sul menu La Strozzina.


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